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Su Instagram dilagano i contenuti “sensibili”: cosa è successo agli algoritmi Meta

Incidenti mortali, sparatorie e scene che sembrano uscite da un film dell’orrore. Tutte insieme, così, su Instagram non si erano mai viste. Nelle ultime ore, a cominciare da mercoledì mattina, si sono moltiplicate le segnalazioni da parte degli utenti della piattaforma di proprietà di Meta, la società di Mark Zuckerberg che controlla anche WhatsApp e Facebook.

L’ondata di contenuti definiti «forti o violenti» che ha invaso il feed del popolare social network costituisce un’anomalia evidente a molti, con la sezione commenti che ha iniziato a riempirsi di messaggi di utenti che si dicono preoccupati per la quantità di video potenzialmente pericolosi che compaiono tra i «consigliati». Il problema, però, non sta solo nella disponibilità di questi reel - video brevi che possono durare anche pochi secondi -, quanto piuttosto nella frequenza con cui vengono riproposti.

Insomma, la sezione multimediale di Instagram sembrerebbe essere fuori controllo e più questi video compaiono, più sembrano venire «spinti» dall'algoritmo in maniera decisamente insolita. Ad alimentare la preoccupazione, poi, il fatto che non si tratta di ritagli di film o scene create con l'ausilio di intelligenza artificiale, bensì video realmente girati e messi in rete e che a molti non erano mai comparsi, almeno fino a poche ore fa.

«Ho cominciato a scorrere in bacheca e ho visto contenuti via via sempre più violenti, soprattutto scene di incidenti stradali in cui i pedoni perdevano la vita», racconta Lorenzo, 23 anni. «Mi sono comparse scene di omicidi, con persone freddate a bruciapelo dentro dei bar o durante una rissa», è invece la testimonianza di Luigi, 28 anni, che poi aggiunge: «Inizialmente credevo fosse un malfunzionamento del mio profilo, ma leggendo i commenti ho notato che a più persone e in più parti del mondo Instagram è come impazzito».

Nella dimensione degli algoritmi social, ad alimentare il flusso dei contenuti che vengono di volta in volta consigliati agli utenti è il cosiddetto recommendation system, il principio che raccomanda - per l’appunto - determinati prodotti multimediali sulla base degli input forniti dagli utenti stessi, a partire dai «mi piace» fino ai vari hashtag seguiti.

Eppure qualcosa in questa vicenda sembra non tornare, a cominciare dal fatto che la maggior parte delle segnalazioni proviene da giovani uomini, mentre i profili di donne e ragazze sembrerebbero non aver subìto alcuna variazione.

A inizio anno Meta aveva annunciato una forte revisione delle norme sul fact checking e la censura e, di conseguenza, anche una riduzione in termini di politiche di moderazione. Tradotto, meno limiti all'interno delle piattaforme e, soprattutto, meno freni alla circolazione di contenuti. Un cambio di passo che, al momento, sembrerebbe riguardare quasi esclusivamente gli Stati Uniti d’America, specie in merito al controllo sulla qualità e sulla veridicità di post e reel che vengono pubblicati.

Stando alle numerose segnalazioni, tuttavia, sembrerebbe che i contenuti sensibili e, dunque, potenzialmente pericolosi provengano per lo più proprio dall'America, alimentando anche tra i commenti i sospetti che le due vicende possano essere in qualche modo correlate. Al momento dal quartier generale di Meta non è arrivata alcuna comunicazione in merito e potrebbe trattarsi di un malfunzionamento temporaneo, come un bug uscito per errore - ci si augura - dalle maglie del controllo sui social network, utile però a tenere alta l'attenzione sulla sicurezza in rete, discorso quanto mai attuale quando si ha a che fare con le piattaforme online.


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