Ghali interviene con un post sui social criticando i rapper italiani che non si esprimono sul conflitto a Gaza. L’artista milanese di origini tunisine parla di “rap morto” e accusa i colleghi di indifferenza, complicità o paura di perdere posizioni e guadagni. Nel suo messaggio elogia le manifestazioni in Italia e la Flotilla per gli aiuti, mentre verso i politici lancia l’accusa di complicità in un “genocidio”
Ghali e il post che scuote il rap italianoIl rap è ufficialmente morto”. Con queste parole Ghali, artista milanese di origini tunisine, ha scosso il panorama musicale italiano con un lungo post pubblicato sui propri canali social. Al centro della polemica, il conflitto in Medio Oriente e in particolare la situazione di Gaza, tema su cui, secondo il rapper, la scena hip hop italiana non avrebbe mostrato sufficiente coraggio e impegno.
Il messaggio, dai toni duri e diretti, ha rapidamente fatto discutere, dividendo fan, osservatori e addetti ai lavori. Ghali non si è limitato a una riflessione generica, ma ha chiamato in causa in modo esplicito i colleghi, accusandoli di un silenzio che, a suo avviso, equivale a complicità.
“Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere”“Qualsiasi artista che millanta di essere un rapper e usa un sacco di parole per riempire le strofe ma non dice nulla sulla Palestina non può definirsi tale”, ha scritto Ghali. Un’accusa che va al cuore dell’identità del rap, tradizionalmente considerato un genere legato all’impegno sociale, alla denuncia e alla presa di posizione.
L’artista ha aggiunto: “Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smettere di avercela con gli sbirri. Puoi finalmente venderti del tutto, sempre se hai da vendere qualcosa”. Per Ghali, dunque, il rap senza una presa di posizione netta sulle vicende internazionali perderebbe la sua funzione originaria, trasformandosi in un prodotto svuotato.
Approfondimento Ghali porta in scena il suo "Gran Teatro" alla Fiera di Rho. Le foto Tre categorie di silenzioNel suo intervento, Ghali ha spiegato perché, a suo avviso, molti colleghi scelgono di non esporsi. Ha individuato tre categorie principali, riportate testualmente nel suo post:
“Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose’, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra.”
“Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo.”
“Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro.”
Il rapper ha parlato del sostegno alla Palestina come di un gesto di coraggio e dignità: “Supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere”. Una frase che riflette l’impegno politico e sociale che da tempo caratterizza parte della sua produzione artistica e delle sue prese di posizione pubbliche.
Non solo: Ghali ha anche elogiato chi, al di fuori della musica, ha scelto di attivarsi. “L’Italia è in piazza e la Flotilla passerà alla storia”, ha dichiarato, facendo riferimento alle manifestazioni e alle iniziative di solidarietà verso la popolazione di Gaza.
Approfondimento Sciopero pro Gaza, è scontro tra Governo e Opposizioni L’attacco ai politiciLe critiche di Ghali non si sono fermate alla scena musicale. Nel suo post, infatti, l’artista ha rivolto una stoccata anche alla politica: “I politici sono complici di un genocidio. Ma sono certo che prima o poi il conto arriva”. Un’affermazione che ricalca il tono generale del suo intervento, segnato da indignazione e urgenza morale.
La reazione del mondo rapLe dichiarazioni di Ghali non sono arrivate in un vuoto. Nelle stesse ore, anche Clementino si è espresso, parlando di “rapper da classifica” e criticando l’assenza di impegno di parte della scena. Non è la prima volta che emergono tensioni su questo tema: il dibattito sull’identità e sul ruolo del rap italiano è in corso da anni, diviso tra intrattenimento e impegno sociale.
Approfondimento Sciopero pro Gaza, Maurizio Landini (Cgil) replica a Salvini Un dibattito apertoIl post di Ghali si inserisce in un quadro più ampio di mobilitazioni, prese di posizione e silenzi che attraversano il mondo della musica e della cultura. Resta da capire se l’appello del rapper sarà raccolto, trasformandosi in un momento di confronto collettivo, o se resterà una voce isolata.
FAQ – Ghali e il dibattito sul rap e GazaPerché Ghali ha detto che “il rap è morto”?
Secondo l’artista, i rapper italiani hanno perso il legame con l’impegno sociale scegliendo di restare in silenzio sulla situazione di Gaza.
Cosa ha detto Ghali sulla Palestina?
Ha definito il sostegno alla Palestina “un onore che non tutti possono avere” e ha accusato chi non prende posizione di essere complice della violenza.
Chi altro si è espresso oltre a Ghali?
Anche Clementino ha criticato i cosiddetti “rapper da classifica”, accusandoli di non affrontare temi sociali e politici.
Cosa chiede Ghali ai colleghi rapper?
Di usare la propria voce per prendere posizione e riportare il rap alle sue radici di denuncia e impegno civile.
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