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Neil Young, la canzone contro Elon Musk: 'Se sei fascista compra una Tesla' I Sky TG24

Il cantautore canadese-americano sfida l’imprenditore e politico naturalizzato statunitense, scagliandosi anche contro Trump, in un brano polemico che è stato suonato live il 26 aprile al Greek Theatre di Los Angeles, durante l’evento Light Up the Blues a sostegno di Autism Speaks. I fan hanno identificato la canzone con il titolo di “Let’s Roll Again”. Il patron di Tesla, l’attuale Presidente USA e il sistema industriale americano sono al centro delle critiche del musicista, espresse con testi provocatori

Neil Young firma una canzone contro Elon Musk e tutto il suo “entourage”, suonando dal vivo un nuovo brano dal testo assai polemico, provocatorio e critico nei confronti dell’imprenditore e politico sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense, di Donald Trump e, in generale, del sistema industriale americano. Questi sono infatti i protagonisti, o meglio: i destinatari delle sue critiche, i bersagli da colpire, al centro dei testi graffianti del cantautore canadese-americano, espressi attraverso parole provocatorie.


"Se sei fascista, compra una Tesla”, si ascolta nel pezzo che è stato suonato live per la prima volta sabato 26 aprile 2025 al Greek Theatre di Los Angeles, durante l’evento "Light Up the Blues" a sostegno di Autism Speaks. I fan di Neil Young hanno identificato la canzone con il titolo di Let’s Roll Again. Il patron di Tesla e l’attuale presidente degli Stati Uniti sono chiamati in causa a metà brano, il che ha immediatamente suscitato reazioni.

L’occasione di sabato 26 aprile ha visto l’artista condividere il palco con Joan Baez in un contesto fortemente legato all’attivismo politico e sociale. Non era la prima volta che Young si schierava apertamente: già il 12 aprile scorso, infatti, ha partecipato a un incontro contro l’oligarchia insieme al senatore Bernie Sanders e alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez, tracciando un chiaro legame tra arte e impegno civile, qualcosa che Neil Young ha sempre fatto nel corso della sua decennale carriera.

Non solo musica: l’arte per Young è anche militanza

Il brano inedito Let’s Roll Again si apre con una dichiarazione d’intenti rivolta alle principali case automobilistiche statunitensi. Tramite il verso “Come on Ford, come on GM/ Come on Chrysler, let’s roll again” (traducibile come: “Forza Ford, forza GM / Forza Chrysler, ricominciamo a muoverci”), Young invoca un nuovo corso per l’industria automobilistica americana, spingendo verso una produzione più etica e responsabile.

Nel prosieguo del testo, l’artista non esita a riconoscere come la Cina abbia già preso il comando nello sviluppo di veicoli sostenibili, cantando: “China’s way ahead, they’re making clean cars” (in italiano: “La Cina è molto avanti, fanno auto pulite”). Le parole sottolineano il ritardo occidentale nella transizione ecologica e fungono da monito per gli Stati Uniti, chiamati a non restare indietro in questa cruciale battaglia ambientale.

Per Neil Young la musica non è mai stata mero intrattenimento né tantomeno arte fine a se stessa: per il cantautore, le sette note sono un mezzo per esprimere il proprio pensiero, per veicolare valori morali e sociali, un modo per attuare la propria militanza. Ricordiamo inoltre che Neil Young è stato un pioniere della sostenibilità, e in tempi non sospetti, quando il green non era ancora una moda e nemmeno una conditio sine qua non.

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Un attacco frontale a Musk e alla cultura del potere

A colpire maggiormente il pubblico, tuttavia, è stata la parte centrale della performance, dove Young ha alzato il tiro e colpito direttamente uno dei simboli della Silicon Valley: Elon Musk.

Dopo un intermezzo di armonica, il cantautore ha pronunciato con tono tagliente il verso “If you’re a fascist, get a Tesla/ It’s electric, it doesn’t matter” (“Se sei un fascista, comprati una Tesla / È elettrica, non importa”). Questa frase ha fatto rapidamente il giro dei media e dei social network, diventando uno slogan virale e accendendo un fervente dibattito.

La critica non si limita alla figura di Musk, ma si estende al significato simbolico attribuito al possesso di un’auto elettrica prodotta da Tesla, suggerendo che l’adozione di tecnologie sostenibili non sia di per sé indice di progresso civile o politico.

Il brano si conclude con un messaggio rivolto all’elettorato progressista, che suona tanto come un’esortazione quanto come una riflessione sulla libertà individuale: “If you’re a Democrat, taste your freedom/ Get whatever you want, taste your freedom” (“Se sei un democratico, assapora la tua libertà / Prendi ciò che vuoi, assapora la tua libertà”).

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Un pioniere della mobilità ecologica

Ben prima che la sostenibilità diventasse una moda o una necessità improrogabile, Neil Young si era già fatto promotore di soluzioni alternative alla dipendenza da combustibili fossili. Già nel 2008 aveva creato Linc Volt Technology, un progetto mirato a trasformare veicoli a benzina in mezzi alimentati da fonti rinnovabili. Nello stesso anno, aveva presentato al pubblico una Lincoln Continental del 1959 modificata per funzionare con un sistema ibrido elettrico-biodiesel, durante la conferenza Dreamforce a San Francisco.

La sua dedizione alla causa non si è fermata lì: negli anni successivi ha sperimentato anche con una Mercedes-Benz e un Hummer, alimentati con olio vegetale riciclato, dimostrando come il cambiamento sia possibile anche su scala personale.

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Una carriera all’insegna della coerenza

La performance al Greek Theatre di Los Angeles ha incluso anche momenti di grande intensità per i fan più devoti. Tra questi, l’inaspettata esecuzione dal vivo di Ordinary People, una composizione di diciotto minuti che non veniva proposta dal vivo dal lontano 1989.

Il concerto si è concluso con l’intramontabile Rockin’ in the Free World, eseguita insieme a Stephen Stills, storico collaboratore dell’artista.
Questa apparizione anticipa una stagione estiva densa di appuntamenti per Young, che si prepara a calcare i palchi del Glastonbury Festival e a partire per un tour che attraverserà Europa e Nord America.

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La paura del ritorno e la critica alla politica americana

Oltre alla musica, Neil Young continua a manifestare forti preoccupazioni per il clima politico degli Stati Uniti. Il cantautore, che possiede la doppia cittadinanza canadese e americana, ha recentemente espresso il timore di subire conseguenze legali al rientro nel Paese dopo i suoi concerti all’estero, come ha sottolineato e analizzato il giornalista Aidin Vaziri in un articolo uscito nelle scorse ore sul quotidiano San Francisco Chronicle.

In un post pubblicato sul suo sito web ufficiale, Neil Young ha scritto: “When I go to play music in Europe, if I talk about Donald J. Trump, I may be one of those returning to America who is barred or put in jail to sleep on a cement floor with an aluminium blanket. That’s right folks, if you say anything bad about Trump or his administration, you may be barred from re-entering USA” (“Quando vado a suonare in Europa, se parlo di Donald J. Trump, potrei essere uno di quelli che al rientro in America vengono bloccati o messi in prigione a dormire su un pavimento di cemento con una coperta d’alluminio. Esatto, gente: se dite qualcosa di negativo su Trump o sulla sua amministrazione, potreste non essere più ammessi negli Stati Uniti”).

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Nuovi progetti all’orizzonte

Dopo il tour internazionale, Neil Young è atteso allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View il prossimo 12 settembre con il suo “Love Earth Tour”.

Intanto è impegnato nella promozione di Coastal, un film in bianco e nero che affronta tematiche ambientali e sociali, ancora una volta confermando il suo impegno incondizionato per le cause in cui crede.
Sta promuovendo la pellicola assieme alla sua compagna di vita e di battaglie, la moglie, anche lei assai famosa: parliamo infatti della mitica Daryl Hannah, attrice statunitense che ha recitato in film a dir poco cult come Blade Runner (1982) di Ridley Scott, Splash - Una sirena a Manhattan (1984) di Ron Howard, Wall Street (1987) di Oliver Stone, Crimini e misfatti (1989) di Woody Allen, Fiori d'acciaio (1989) di Herbert Ross, Kill Bill: Volume 1 (2003) e Kill Bill: Volume 2 (2004) di Quentin Tarantino, giusto per citarne alcuni. 

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