Il Boss riaccende gli anni ’90 con un nuovo assaggio del suo attesissimo cofanetto degli “album perduti”, offrendo ai fan un tuffo tra elettronica, malinconia e sperimentazione sonora
Bruce Springsteen riporta alla luce una pagina dimenticata – e finora inedita – della sua produzione musicale con il lancio di Blind Spot, il secondo estratto da Tracks II: The Lost Albums.
Il brano offre uno scorcio sorprendente sul volto meno noto del rocker del New Jersey, segnato dall’influenza delle correnti urban e dei suoni elettronici che caratterizzarono gli anni Novanta. Con questa uscita, il Boss solleva il velo su una stagione creativa finora rimasta nell’ombra, anticipando una delle operazioni discografiche più ambiziose della sua carriera.
Grazie al suo archivio che è stato riaperto, possiamo parlare davvero di rinascita di un’eredità nascosta. L’annuncio di Tracks II: The Lost Albums ha acceso l’entusiasmo dei fan di vecchia data e incuriosito anche chi conosce solo i grandi classici del cantautore. Il cofanetto, composto da 83 tracce mai pubblicate prima, raccoglie lavori che Springsteen aveva portato a termine ma mai rilasciato. Alcuni di questi progetti erano finiti in un limbo creativo, altri invece erano diventati vere e proprie leggende metropolitane tra gli appassionati. Dopo l’anticipazione con Rain In The River, registrata nel 2018, oggi è il turno di Blind Spot, un brano che affonda le radici in quel decennio di grande trasformazione per l’artista.
Potete ascoltare il secondo estratto di Tracks II: The Lost Albums, ossia Blind Spot, nel video che trovate in fondo a questo articolo.
Dalla colonna sonora di un film al sogno di un album mai uscitoLa scintilla che accese questa fase sperimentale della carriera di Springsteen si accese nel 1993, quando il regista Jonathan Demme gli chiese di scrivere un brano per il film Philadelphia. Nacque così Streets Of Philadelphia, una composizione profonda e malinconica che mescolava l’anima cantautorale del Boss con ritmi elettronici e ambientazioni sonore minimali.
Springsteen si mise al comando dell’intera strumentazione e programmò la drum machine da solo, aprendo a un linguaggio sonoro nuovo per lui. Il successo fu travolgente: premi internazionali, riconoscimenti prestigiosi e un impatto culturale duraturo.
Approfondimento Bruce Springsteen, il libro "Tonight in Jungleland" su "Born to Run" Los Angeles e l’eco del suono urbano californianoSull’onda di quel successo, Springsteen si trasferì a Los Angeles per proseguire in quella direzione musicale, dando forma a un intero progetto influenzato dai suoni pop e rap della West Coast, allora al culmine della popolarità.
Mentre suonava gran parte degli strumenti in autonomia, coinvolse anche collaboratori fidati come Patti Scialfa, Soozie Tyrell e Lisa Lowell, oltre ad alcuni dei musicisti che lo avevano accompagnato nei tour nei primi anni Novanta. Con l’aiuto dell’ingegnere Toby Scott, si cimentò nella costruzione di loop ritmici e strutture sonore che segnavano un vero e proprio scarto rispetto al suo stile tradizionale.
Approfondimento Killers e Bruce Springsteen, il video di Encore At The Garden Blind Spot, un viaggio sonoro che sfiora il trip-hopNonostante le intenzioni iniziali potessero far pensare a un’influenza diretta del rap West Coast, Blind Spot si muove su coordinate più sfumate e raffinate. Il brano evoca suggestioni tipiche del trip-hop, un genere che nel cuore degli anni ’90 conquistò anche le grandi icone del pop.
La traccia è pervasa da tastiere rarefatte, battiti dilatati e un’atmosfera sospesa, lontana dalle sonorità più robuste e grintose associate al nome di Springsteen. Il disco che doveva contenere il brano era praticamente pronto per essere pubblicato nel 1995, ma fu poi accantonato in favore della reunion con la E Street Band. Oggi, dopo tre decenni di silenzio, quelle registrazioni tornano a vivere.
Approfondimento Bruce Springsteen, un fiume di emozioni nel singolo Rain In The River Relazioni fragili e parole non dette: il cuore di “Blind Spot”Dentro Blind Spot pulsa il racconto di un amore segnato da silenzi, incomprensioni e tradimenti. Il tono del brano è cupo, riflessivo, quasi sussurrato, come se ogni strofa fosse il frammento di una conversazione mai avvenuta.
Lo stesso Springsteen ha spiegato le ragioni che lo portarono a scrivere una canzone così intima, dichiarando: “Era semplicemente il tema che mi aveva catturato in quel momento. Non so davvero perché. Patti ed io stavamo passando un gran bel periodo in California. Ma a volte, se ti affezioni a una canzone, poi segui quel filo. Avevo Blind Spot e ho seguito quel filo per il resto del disco...”
Un filo narrativo che, però, si interruppe nel momento in cui l’artista decise di tornare alla dimensione corale della sua storica band. Ma quel legame con il materiale prodotto negli anni ’90 non si è mai davvero spezzato, come racconta lui stesso: “Poi ho pensato: ‘Forse è il momento di fare qualcosa con la band, o di ricordare ai fan la band o quella parte della mia carriera.’ E quindi è quella la direzione che abbiamo preso. Ma ho sempre avuto un debole per Streets of Philadelphia Sessions... Durante lo spettacolo a Broadway, pensai di pubblicarlo come uscita autonoma. Li metto sempre da parte, ma non li butto mai via”.
Approfondimento Bruce Springsteen firma l’appello per salvare i cinema storici di Roma Un recupero d’archivio che illumina una nuova dimensione dell’artistaCon la pubblicazione di Blind Spot, Bruce Springsteen compie un’operazione di riscoperta che va oltre la semplice curiosità per il materiale inedito. Questo brano rappresenta un tassello importante per comprendere la traiettoria artistica del Boss, segnando un momento di ricerca, sperimentazione e introspezione. È un ascolto che apre finestre su paesaggi musicali insoliti per lui, ma che restituiscono con forza l’ampiezza del suo sguardo creativo.
Quei nastri dimenticati, oggi, tornano a parlare con voce piena, e raccontano storie che meritavano di essere ascoltate.
Potete ascoltare il secondo estratto di Tracks II: The Lost Albums, Blind Spot, nel video che trovate di seguito.
Approfondimenti I 75 anni di Bruce Springsteen: le frasi più famose delle sue canzoniIl “Boss” è nato il 23 settembre del 1949 a Long Branch, New Jersey. Tantissimi i suoi brani indimenticabili che racchiudono pensieri profondi, emotivi, che toccano la vita di tutti i giorni, e non solo
Bruce Springsteen ha fatto - e sta ancora facendo - la storia della musica. Il “Boss” è nato il 23 settembre del 1949 a Long Branch, New Jersey, e oggi raggiunge il traguardo dei 75 anni. Tantissime le sue canzoni indimenticabili che racchiudono altrettante frasi dal forte impatto emotivo. Ecco una selezione delle più celebri
“Born tu run” - Questo è sicuramente uno dei brani più iconici del cantante. È del 1975 ed è stato il primo vero successo internazionale di Springsteen. Questo un celebre passaggio: We gotta get out while we're young, 'Cause tramps like us, baby we were born to run (Dobbiamo fuggire finché siamo giovani. Perché i vagabondi come noi, tesoro, sono nati per fuggire)
“Hungry Heart” - Il brano, del 1980, dal motivo musicale facile all’orecchio, racconta una storia triste, di una famiglia che si spezza. Questa la frase-icona della canzone: Everybody's got a hungry heart (Tutti hanno un cuore affamato)
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