Il regista, premiato con il riconoscimento alla carriera, ha colto l’occasione per rivolgersi direttamente alla sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni. Con toni sinceri e appassionati, il cineasta ha espresso la necessità di interventi strutturali a sostegno del cinema italiano, chiedendo un maggiore impegno istituzionale
Nella suggestiva cornice del Teatro 5 di Cinecittà, durante la cerimonia dei David di Donatello 2025, il regista Pupi Avati ha ricevuto il prestigioso premio alla carriera. Un riconoscimento importante per una figura storica del cinema italiano, che ha però scelto di non limitarsi ai ringraziamenti di rito, ma di lanciare un accorato appello alla politica italiana.
ll discorso di Pupi Avati“Cinema Revolution è carino, ma serve qualcosa di più, cara Lucia Borgonzoni,” ha detto Avati, rivolgendosi direttamente alla sottosegretaria alla Cultura presente in sala. Le sue parole, pur pacate nei toni, hanno messo in luce una profonda insoddisfazione per lo stato attuale del settore cinematografico italiano, che, secondo il regista, soffre per la mancanza di un sostegno concreto e sistemico.
“Vedere l’organizzazione di questo David di Donatello è una cosa meravigliosa,” ha continuato il regista, “però non assomiglia al cinema italiano. Qui c’è opulenza, nel cinema italiano ci sono piccole società indipendenti che fanno una fatica pazzesca.” Un contrasto, quello tra la spettacolarità degli eventi e la fragilità dell’industria, che secondo Avati merita una riflessione seria e approfondita.
Approfondimento David di Donatello 2025, trionfa Vermiglio. Ecco tutti i vincitori L'auspicio di Pupi AvatiNon è la prima volta che Pupi Avati critica l’attuale gestione della cultura e in particolare la legge sul cinema. Già in passato aveva chiesto la creazione di un’istituzione autonoma, guidata da esperti del settore e non da politici, capace di affrontare le reali esigenze dell’industria audiovisiva italiana. “La cosa più bella che si potrebbe fare,” ha aggiunto in un momento di slancio, “è che la Schlein telefona alla Meloni e le dice: ‘Ciao Giorgia, sono Elly, possiamo vederci una mezz’ora con Giorgetti e parliamo del cinema italiano?’ Sarebbe una cosa auspicabile.”
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