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Stories, Sergio Bernal - Effetto Flamenco. VIDEO

Reduce dal successo del tour negli Stati Uniti, in Francia e in Italia, il danzatore spagnolo si racconta al vicedirettore Omar Schillaci. Il flamenco, la danza classica, l’amore per l’arte e per la moda. In onda lunedì 28 aprile su Sky TG24, sabato 3 maggio alle 12:35 su Sky Arte e sempre disponibile on demand. Tutte le interviste del ciclo di Stories sono anche tra i podcast di Sky TG24, sul sito Spettacolo di Skytg24.it e le principali piattaforme di podcasting

È Sergio Bernal, il protagonista della nuova puntata di Stories, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, il ballerino spagnolo si racconta in “Sergio Bernal – EFFETTO FLAMENCO”. In onda lunedì 28 aprile alle 21:00 su Sky TG24, sabato 3 maggio alle 12:35 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.

Approcciatosi al mondo della danza sin dalla giovane età, Sergio Bernal con le sue tournée ha raggiunto anche l'Italia, che gli ha assegnato il Premio Danza&Danza come miglior ballerino dell'anno 2023. Reduce dal recentissimo successo del tour negli Stati Uniti, in Francia e in Italia, il ballerino di danza classica e flamenco spiega che queste due anime del suo essere danzatore “si sposano molto bene, in quanto una supporta l’altra. Quindi, la danza classica mi dà la bellezza, la struttura del corpo e la tecnica che mi serve per il flamenco, con questo che invece mi dà quella bellezza e quella passione, oltre che quell’emozione propria della terra, che si trovano al suo interno. Mi sento benissimo dentro entrambe, dato che la bellezza che dà il ballo classico, quell’emozione che si trova al suo interno, è come l’aria. Invece, nel flamenco si trovano di più elementi che parlano di tristezza e paura”.

Facendo un passo indietro, parlando di quella che per lui era la casa da bambino, Bernal rivela: “La mia casa era sempre mia mamma e mio fratello, che è gemello con me, senza dimenticare il mio fratello più grande. Quindi eravamo noi tre con la mamma. La mia carriera nel mondo della danza è iniziata per caso, con mia mamma che aveva scelto di portarmi a fare flamenco, quindi danza spagnola, e questo era un caso molto strano, dato che in genere a dei ragazzi, ad esempio, li porti a fare calcio, mentre lei aveva optato per danza e così è nata questa carriera. All’epoca stavamo a Madrid, città in cui sono nato e che adoro”. Proprio sul caso curioso di sua madre che ha deciso di portarlo a danza molto piccolo, Bernal cerca di ricordare come sia iniziato tutto e da dove sia nata questa idea: “Non ricordo molto bene, però posso dire che mia mamma faceva le pulizie ogni giorno a casa, a lei piaceva questa cosa, e mentre puliva ecco che iniziava a ballare. Quindi da lì ha maturato l’idea di portarmi a fare danza e da lì è cominciato tutto”. Più tardi, la spinta decisiva che lo porta a maturare in maniera definitiva l’idea di diventare un ballerino arriva alla visione del film ‘Billy Elliot’“Ho vissuto un po’ quella vita che lui racconta nel film, dato che quando stavo a scuola mi propongono ad un tratto di andare al conservatorio e per me quello è stato il momento in cui è cambiata la mia vita, dato che dovevo fare tre ore di danza al giorno e dovevo andare in un altro posto dove non conoscevo nessuno. Era cambiato tutto, ma era quello che volevo fare. In realtà, io non sapevo ancora veramente ballare, non sapevo fare danza classica e nemmeno flamenco, per questo era come andare in un altro mondo, ma era l’inizio della mia carriera”. Invece, in modo concreto, il momento in cui ha capito che quella carriera faceva per lui, è da ricondurre alla “prima volta che sono andato sul palcoscenico, avevo cinque anni, me lo ricordo benissimo, è stato in quel momento che ho capito che quella era la mia forma per comunicare con il mondo. Da quel momento, anche se non sapevo se esisteva una vera carriera da ballerino, sapevo che quello era il mio posto, quello era sicuro”. Proprio riguardo alla gestione del palco, sul sentirsi più o meno sicuro, dice che “quando si inizia, entrano tutti: dal Sergio insicuro a quello ancora più insicuro, fino al Sergio sicuro. Insicuro per il rispetto che si nutre verso il pubblico, il rispetto verso quelle persone che hanno pagato, che hanno investito il loro tempo solo per vedere te, tra le tante cose hanno scelto te. Quindi, è un rispetto importantissimo, è il sapere che loro vengono a vedere qualcosa di speciale, e fare quella magia non è facile, in quanto deve esserci tutta una creazione e tutto un mondo che deve nascere e non sempre si ha quella fortuna, perché non tutti i giorni è festa ed è sempre difficile. Però, dopo arriva la sicurezza di tutto il lavoro che hai fatto nella tua carriera e del lavoro che fai ogni giorno, sicurezza che arriva anche per tutto lo staff e i musicisti che ti accompagnano e riescono a mettere tutta quell’energia”. In conclusione, dal momento che ha detto più volte che, senza la carriera da ballerino, gli sarebbe piaciuto essere un architetto, continua a rimarcare questo sogno: “Lo sogno ancora, tanto sognare è gratis, quindi lo faccio sempre, mi piace tantissimo l’architettura e dentro di essa c’è della danza, in quanto alla fine devi costruire delle posizioni e delle bellezze. Quindi è per questo che penso di essere un po’ architetto nel mio lavoro”. Non è tutto, in quanto tra i suoi sogni ne rivela un altro: “Vorrei diventare sindaco di Madrid, questo perché quando viene gente da fuori a visitare la mia città, io ci tengo sempre a mostrare e spiegare tutte le bellezze del posto. Quindi penso che sarei un sindaco pazzesco”, conclude con un tono di ironia.

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