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Tennis, Zverev: 'Diabete? Non ho mai lasciato che mi fermasse'

Il diabete di tipo 1 è una patologia cronica complessa da gestire. Ma che non deve intralciare i propri sogni. Ne è un esempio il campione di tennis Alexander Zverev, intervenuto sul tema a un evento promosso da Medtronic a Roma. "Avere una vita normale per chi ha il diabete è possibile. Ed è possibile anche diventare dei campioni sportivi. È importante che genitori e bambini sappiano che non ci sono limiti. Non ho mai lasciato che il diabete mi fermasse. Se riuscirò a ispirare altre persone nella mia condizione a continuare a inseguire i propri sogni e a realizzare tutto ciò di cui sono capaci, avrò fatto una piccola differenza". Sul palco insieme al campione tedesco c'era Davide, un bimbo di otto anni che vive a Torino e condivide con il suo beniamino la passione per il tennis e la stessa malattia.

Che cos'è il diabete di tipo 1

Zverev, nato ad Amburgo nel 1997, ha ricevuto a soli quattro anni la diagnosi di diabete di tipo 1, malattia autoimmune in cui il sistema immunitario distrugge le cellule del pancreas che producono insulina, causando una carenza di questo ormone fondamentale per il metabolismo dello zucchero. E costringendo i pazienti a somministrare l'insulina dall'esterno, tramite iniezioni a ogni pasto o alla somministrazione attraverso un microinfusore di insulina. Secondo gli ultimi dati epidemiologici (Annali AMD 2023), 3.9 milioni di persone in Italia convivono con il diabete, pari al 6,6% della popolazione, di cui 259 mila con diabete di tipo 1 e 3.5 milioni con diabete di tipo 2, con una maggiore prevalenza tra le donne.

"Vent'anni fa non avrei potuto giocare a tennis"

"Quando mi è stato diagnosticato, circa venti anni fa era diverso e praticare uno sport come il tennis era considerato impossibile", ha raccontato il numero due del ranking Atp, in questi giorni a Roma per partecipare agli Internazionali 2025. "La tecnologia e i farmaci hanno fatto enormi passi avanti. Quindi io sto vivendo il mio sogno ma non sono l'unico esempio di atleta con diabete. E oggi non c'è motivo per cui bambini e adulti con diabete non possano vivere al meglio la propria vita".

L'aiuto prezioso della tecnologia di monitoraggio

Un grande aiuto oggi arriva infatti da nuove tecnologie in grado di evitare i rischiosi picchi di ipoglicemia che possono causare svenimenti, fino al coma. Il loro utilizzo cresce, specie tra i giovanissimi: oltre il 95% dei bambini e ragazzi con diabete tipo 1 utilizza un sensore continuo di monitoraggio della glicemia, mentre il 40% è in terapia con microinfusori che somministrano insulina. "Il diabete è la malattia endocrinologica cronica più diffusa in età pediatrica. La gestione quotidiana richiede attenzione costante a glicemia, insulina, alimentazione e attività fisica, influenzando profondamente la vita. Per questo la diagnosi spesso è un evento traumatico", ha spiegato Marco Marigliano, pediatra dell'Università di Verona. Per questo, utilizzare tecnologie che permettono di monitorare costantemente i livelli di zuccheri nel sangue e evitare i picchi glicemici "riduce molto lo stress, soprattutto quello legato alla paura dell'ipoglicemia".  

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