Il 6 maggio si celebra l’International No Diet Day, una giornata istituita negli anni ’90 per promuovere l’accettazione del proprio corpo e contrastare le diete estreme e non sostenibili. L’obiettivo della giornata è quello di sensibilizzare sui rischi delle restrizioni alimentari autoimposte, soprattutto quando non sono seguite da professionisti, e di incoraggiare uno stile di vita sano e equilibrato. L’iniziativa si rivolge in particolare ai più giovani, spesso esposti a modelli irrealistici e a un rapporto problematico con l’alimentazione. Secondo le stime più recenti, oltre 55 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi alimentari. Di queste, circa 20 milioni risiedono in Europa. Ma quali sono i dati sui disturbi alimentari in Italia?
In Italia 3,5 milioni di casi stimati, colpite soprattutto le donneNella Penisola si stima che siano circa 3,5 milioni le persone in cura per anoressia nervosa, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata o per uno degli altri disturbi alimentari. A essere colpite in misura maggiore sono le donne, con una frequenza fino a nove volte superiore rispetto agli uomini. Negli ultimi anni le diagnosi sono più che raddoppiate, e si registra anche un preoccupante abbassamento dell’età di insorgenza: i primi casi vengono rilevati già tra gli 8 e i 9 anni, con una media stimata di una nuova diagnosi ogni 100.000 bambini in quella fascia d’età.
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma conferma il peggioramento della situazione: dal 2020 l’attività clinica dell’Unità di anoressia e disturbi alimentari è cresciuta del 38%, con un aumento dei day hospital da 1.820 a 2.420 nel 2024. Le nuove diagnosi di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono aumentate del 64%, passando da 138 nel 2019 a 226 nel 2024. I dati, inoltre, mostrano una crescita dei nuovi accessi tra i bambini sotto i 10 anni e nella fascia 11-13 anni, aumentati del 50% tra il 2019 e il 2020, passando da 59 a 89. "Un recente studio condotto dalla nostra equipe, attualmente in fase di revisione, ha messo in luce una preoccupante evoluzione dei disturbi alimentari", ha spiegato Valeria Zanna, responsabile dell'Unità operativa. "Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare sia per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso”.
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