Il Partito Democratico si schiera a favore del sì su tutti e cinque i quesiti e in particolare su quelli che puntano a smantellare parti del Jobs Act, la riforma sul lavoro approvata durante il governo Renzi. La segretaria Elly Schlein ha ribadito la volontà di correggere quelle norme che, secondo il Pd, hanno indebolito le tutele dei lavoratori. “Si vota per dei referendum che vogliono contrastare la precarietà, aumentare la sicurezza di chi lavora nel Paese che nella Costituzione dice che la Repubblica è fondata sul lavoro, ma non sul lavoro qualsiasi, sul lavoro dignitoso, sul lavoro di qualità, sul lavoro non precario, non povero, su un lavoro più sicuro. Andremo a votare anche per affermare il diritto di cittadinanza di tutte quelle persone a cui dopo tanto tempo in Italia è ancora negato”, ha riferito Schlein. L’invito rivolto agli elettori è quindi quello di recarsi alle urne e votare sì per abrogare le disposizioni in materia di tutele crescenti, licenziamenti e contratti a termine
Movimento 5 Stelle: 4 sìIl Movimento 5 Stelle ha espresso il proprio sostegno ai quattro quesiti referendari riguardanti il lavoro. "Lavoratori senza tutele, precarietà, boom di cig, il 9% degli occupati in povertà, quattro giovani su dieci che guadagnano meno di nove euro all'ora, tre lavoratori al giorno che escono di casa al mattino e non rientrano la sera perché muoiono. Non è questa la Repubblica fondata sul lavoro che ci racconta la nostra Costituzione, diciamo basta”, ha scritto il leader del M5s Giuseppe Conte su Facebook.”Ai referendum dell'8 e 9 giugno il M5s dirà 4 volte sì", è "una prima occasione per iniziare a riconquistare i diritti e tutele sottratti ai lavoratori da scelte e leggi sbagliate, a partire dal Jobs act", ha aggiunto.
Per quanto riguarda il quinto quesito, relativo alla riduzione degli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza italiana, il Movimento 5 Stelle non ha adottato una posizione ufficiale
La posizione del centrodestra è quella di invitare i propri elettori ad astenersi. Secondo quanto riportato da Repubblica, Fratelli d’Italia ha dato indicazioni precise con una comunicazione inviata domenica ai parlamentari dal titolo inequivocabile: “Referendum, scegliamo l’astensione”. Nel testo si afferma che non votare è un modo per esprimere dissenso verso un’iniziativa considerata “di parte”, promossa dalla sinistra. Una linea condivisa anche da Forza Italia. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: “Non so cosa dice FdI, noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria”. Alla domanda se il suo partito invitasse esplicitamente all’astensione, ha risposto: “Assolutamente sì”. Per poi specificare: “Non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti. Non c’è nessun obbligo di andare a votare, è illiberale chi vuole obbligare a farlo”
La posizione di Azione e Italia VivaAnche Italia Viva e Azione, seppur con toni diversi, si sono espresse contro il referendum. Italia Viva, guidata da Matteo Renzi, è contraria al referendum. L’ex premier, in un'intervista al Corriere, ha definito i quesiti “il simbolo di una guerra ideologica”, sostenendo che non rappresentano una soluzione concreta alla precarietà lavorativa. Renzi ha anche sottolineato che, in caso di vittoria del sì, non si tornerebbe allo Statuto dei lavoratori com’era prima del Jobs Act, ma alla legge Monti-Fornero, che prevede comunque un indennizzo e non il reintegro automatico. "Voterò sì al referendum sulla cittadinanza", ha dichiarato Renzi in un’intervista a Tagadà su La7.
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