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Ue, stop all'importazione di gas russo dal 2027: cosa prevede il piano europeo

Non è ancora una proposta legislativa vera e propria, ma la promessa di presentare "il mese prossimo" un divieto alle importazioni di gas russo sul mercato spot - sia contratti esistenti sia nuovi, un terzo degli acquisti in Ue - da rendere operativo già entro fine 2025 e un divieto per i contratti a lungo termine da attuare al più tardi entro fine 2027

Prosegue la tabella di marcia della Commissione europea, che vuole mettere fine alle importazioni di gas nell'Ue dalla Russia, che continuano oltre tre anni dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina (SEGUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA). Arriva la stretta a 360 gradi all'energia russa da parte di Bruxelles che ha presentato una roadmap per accelerare sul piano RePowerEu e azzerare del tutto entro il 2027 le importazioni dal Cremlino e prevede divieto di importazione di gas russo sul mercato spot e nei contratti a lungo termine, piani nazionali per coordinare l'azione dei Ventisette e norme più rigide per le aziende. Non è ancora una proposta legislativa vera e propria, ma la promessa di presentare "il mese prossimo" un divieto alle importazioni di gas russo sul mercato spot - sia contratti esistenti sia nuovi, un terzo degli acquisti in Ue - da rendere operativo già entro fine 2025 e un divieto per i contratti a lungo termine da attuare al più tardi entro fine 2027. Dando alle aziende la possibilità di ricorrere alla "forza maggiore" per rescindere i contratti senza incorrere in penali e introducendo norme più rigide sulla trasparenza: obbligando quindi le imprese a dodici stelle a condividere le informazioni relative ai loro contratti con il Cremlino. L'Ue ha già ridotto la quota di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024 (circa 54 miliardi di metri cubi), con previsioni di arrivare al 13% nel 2025. Mosca rappresenta però ancora il terzo fornitore di gas dopo Norvegia (45,6%) e Algeria (19,3%). Ed è seconda nelle consegne di Gnl ai Ventisette (17,5%), dietro soltanto agli Stati Uniti (45,3%).

Il commissario Jorgensen

Circa "23 i miliardi di euro" pagati "alla Russia lo scorso anno per le sue forniture energetiche", ha scandito da Strasburgo il commissario responsabile Dan Jorgensen nel presentare la tabella di marcia, assicurando che dal fronte Ue lo stop alle forniture russe sarà portato avanti con o senza un accordo di pace tra Mosca e Kiev. "È ora che l'Europa tagli completamente i legami energetici con un fornitore inaffidabile", ha incalzato Ursula von der Leyen. "L'energia che ci arriva non deve pagare per una guerra di aggressione contro l'Ucraina". La diversificazione e l'aumento della capacità globale di Gnl, in particolare da Stati Uniti, Canada e Qatar, secondo la Commissione permetteranno di non mettere a rischio approvvigionamento e stabilità dei prezzi. Per mantenere un approccio coordinato, gli Stati membri dovranno recapitare a Bruxelles entro fine anno dei piani nazionali con le rispettive tabelle di marcia per lo stop al gas russo mentre sono ancora dieci i Paesi che continuano a importare metano da Mosca, tra cui Spagna, Francia e Belgio per il Gnl. Obiettivo 2027 anche per il greggio russo.

Bruxelles annuncia la linea dura nei confronti di Ungheria e Slovacchia che ancora importano da Mosca l'80% del loro petrolio, in quanto esentate dal sesto pacchetto di sanzioni che ha vietato le importazioni via mare di greggio russo da fine 2022 e di prodotti petroliferi raffinati da febbraio 2023. Come per il gas, Budapest e Bratislava dovranno presentare dei piani per abbattere le importazioni rimanenti entro il 2027, mentre in Ue nel complesso arriva appena il 3% dell'import da Mosca.

Non solo gas e petrolio. Nella roadmap Bruxelles guarda anche ai prodotti legati alla produzione di energia nucleare e annuncia che introdurrà "misure commerciali" - nella probabile si tratti di dazi, stando a un funzionario Ue - sulle importazioni di uranio arricchito in arrivo dal Cremlino, per cercare di scoraggiare le importazioni da parte dei Ventisette. Una volta avanzate, le proposte legislative dovranno incassare il sì del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata dei Paesi Ue al Consiglio Ue.

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La posizione di Slovacchia e Ungheria

"Il piano presentato oggi dalla Commissione europea per bloccare le forniture di gas, petrolio e combustibile nucleare dalla Russia non è nell'interesse della Slovacchia o di altri Stati membri e la Slovacchia non lo approverà". È quanto si legge in una nota del ministero slovacco dell'Economia. "Gli obiettivi proposti" nella roadmap dell'Ue per azzerare l'import di combustibili fossili russi entro il 2027 "avranno un impatto negativo sui prezzi dell'energia in Europa", che peggiorerà "ulteriormente la competitività dell'industria europea" e "avrà un impatto negativo sui prezzi dell'energia per le famiglie", si osserva nella nota, in cui si sottolinea come la proposta della Commissione non sia stata sottoposta a "un'adeguata valutazione d'impatto" e non comprenda "un'analisi dell'impatto sui prezzi, sulla competitività o sulla sicurezza energetica". "Siamo fondamentalmente contrari alla preparazione da parte della Commissione europea di misure che danneggiano non solo i nostri interessi nazionali e il potere d'acquisto delle famiglie slovacche, ma anche l'intera Europa" ha dichiarato la vicepremier e ministra dell'Economia Denisa Saková, evidenziando il "disaccordo" di Bratislava con la proposta presentata oggi. "Comunicheremo con questo spirito anche alla Commissione europea", ha aggiunto. "Nel 2024, gli Stati membri dell'Ue hanno importato 52 miliardi di metri cubi di gas russo, pari a circa il 19% delle importazioni totali di gas dell'Ue. Inoltre, l'Ue ha importato anche 13 milioni di tonnellate di petrolio e oltre 2 800 tonnellate di uranio arricchito o combustibile. Dieci Stati membri importavano gas russo nel 2024, tre Stati membri importavano ancora petrolio russo e sette Stati membri importavano uranio arricchito o servizi connessi all'uranio dalla Russia" si osserva nella nota, in cui si evidenzia come "la perdita di queste forniture avrà un forte impatto sui prezzi dell'energia in Europa". "La Commissione non ha affrontato questo problema nel suo piano, né ha presentato soluzioni realistiche per combattere i prezzi elevati dell'energia" si aggiunge, definendo "insufficienti o non disponibili per la Slovacchia, soprattutto nel breve periodo" le soluzioni di diversificazione proposte dalla Commissione (ad esempio il gas norvegese, il Tap o le fonti provenienti dalla Romania).

"Il piano politicamente motivato della Commissione europea per vietare l'energia russa è un grave errore. Minaccia la sicurezza energetica, fa salire i prezzi e viola la sovranità. Vogliono che siamo noi a pagare il costo del loro sconsiderato sostegno all'Ucraina e della sua affrettata adesione all'Ue. Lo respingiamo fermamente". Lo scrive su X il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto.

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