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Iran, esplosione nel porto di Bandar Abbas: almeno 40 morti

Sale ancora il bilancio delle vittime per l’esplosione avvenuta ieri nel più grande porto commerciale dell'Iran, a Bandar Abbas, ad un migliaio di km a sud di Teheran, vicino a una base della Marina dei Pasdaran. Secondo la tv di Stato, il numero dei morti è salito a 40, mentre si contano più di 1.000 feriti, precisamente 1.241. “Per il momento, 40 persone sono morte a causa delle ferite provocate dall'esplosione”, ha dichiarato alla televisione Mohammad Ashouri, capo della provincia meridionale di Hormozgan. "Tra i morti solo 18 sono stati identificati e altri devono essere identificati tramite test del dna, a causa delle gravi ustioni. Dopo lo spegnimento dell'incendio, saranno sicuramente trovati altri corpi nei container", ha precisato un esponente della commissione sanitaria del parlamento iraniano, Mohammad Jamalian. Il numero dei dispersi non è stato reso noto con precisione, ma è alto, ha affermato il funzionario. Il ministro iraniano degli Interni, Eskandar Momeni, ha intanto affermato che circa l'80% dell'incendio è stato domato e che le operazioni di bonifica dovrebbero concludersi nelle prossime ore. Anche la portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani, citata dall'Irna, ha affermato che la situazione è sotto controllo. 

Khamenei: "Si indaghi a fondo sull'esplosione"

La guida suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato oggi un'indagine approfondita per scoprire le cause della grave esplosione. "I funzionari della sicurezza e della magistratura sono tenuti a indagare a fondo, e a scoprire eventuali negligenze o dolo e a procedere in conformità con le normative", ha dichiarato Khamenei in un messaggio trasmesso dalla televisione di Stato. 

In corso indagini per individuare le cause della tragedia

Sono in corso le indagini per individuare le cause della tragedia. La deflagrazione ha distrutto un edificio amministrativo. A provocare la grande esplosione, sarebbe stato il perclorato di sodio, un componente fondamentale del combustibile solido per missili. Lo riporta il New York Times, che cita una fonte anonima legata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell'Iran. In precedenza, l’agenzia di stampa statale Irna, citando un funzionario, aveva dichiarato genericamente che l'esplosione era stata probabilmente innescata da contenitori di sostanze chimiche, senza specificare quali fossero. Non è ancora chiaro cosa abbia provocato la detonazione, ma le autorità iraniane non hanno suggerito che si sia trattato di sabotaggio o di un attacco deliberato. Israele ha negato ogni coinvolgimento. Per osservare la situazione sul campo, il presidente iraniano Massoud Pezeshkian si è recato oggi a Bandar Abbas, dove ha visitato i feriti ricoverati in ospedale e il porto danneggiato. Pezeshkian ha ordinato un'indagine sulle cause dell'incidente, che restano sconosciute. Il porto di Shahid Rajai, situato sullo strategico Stretto di Hormuz, e' di vitale importanza per l'Iran: gestisce oltre il 55% delle esportazioni e delle importazioni del paese, il 70% del transito portuale e oltre l'80% del traffico container.

Ministero Difesa Iran: “Non c'era carburante militare al porto”

Il portavoce del Ministero della Difesa iraniano, Reza Talaeinik, citato dalla TV di Stato, dichiarato che “non c'erano carichi di carburante militare o a uso militare nel sito del porto Shahid Rajaee, dove ieri si è verificata la grande esplosione”. Alcuni dei feriti, come dichiarato dal capo della Mezzaluna, Pirhossein Kolivand, citato da un sito governativo, sono stati trasferiti a Teheran per ricevere cure mediche. Un deputato, in ispezione nell'area, ha riferito che l'esplosione ha causato altre piccole esplosioni in container vicini e che circa 10.000 container, stoccati nell'area del molo del porto, sono esplosi di conseguenza.     Nel frattempo, diversi Paesi, tra cui Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Venezuela, Giappone, India e Pakistan, hanno finora espresso le loro condoglianze alle autorità iraniane per l'accaduto.

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