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Chi è più vulnerabile alla disinformazione e alle fake news? Ecco cosa rivela uno studio

Secondo una ricerca pubblicata su Science Direct, le persone nate dalla seconda metà degli anni ’90 all’inizio del 2010 - così come quelle di genere non maschile, quelle con un basso livello di studio e quelle più conservatrici - sono le più vulnerabili alla disinformazione ma anche le più consapevoli di esserlo. Mentre per l’Italia non ci sono notizie positive: ecco che cosa è emerso dall’indagine

La disinformazione “rappresenta una seria minaccia al funzionamento delle società a livello globale”, e un nuovo studio ha fatto luce su chi è più esposto a questo pericolo. Sottolineando anche come “al fine di contrastare la disinformazione serve una migliore comprensione dei fattori cognitivi, sociali e demografici che anticipano la suscettibilità alla disinformazione”. Secondo la ricerca condotta da ricercatori da Cambridge, Oxford, British Columbia e King's College, la generazione Z (cioè le persone nate dalla seconda metà degli anni ’90 all’inizio del 2010), le persone di genere non maschile, quelle con un basso livello di studio e più conservatrici sarebbero più vulnerabili alla disinformazione. Inoltre, si legge  nello studio, le donne sono più consapevoli della loro capacità effettiva di distinguere tra disinformazione e notizia vera, mentre le persone con tendenze conservatrici hanno mostrato una inferiore abilità nell’individuare il loro effettivo discernimento della disinformazione. E ancora, la Gen Z ha mostrato di riconoscere con alta accuratezza la propria capacità di discernimento della disinformazione, nonostante abbia ottenuto i risultati peggiori nel test.

Come è stato condotto lo studio

Per condurre lo studio i ricercatori hanno utilizzato il Misinformation Susceptibility Test (MIST): si tratta un test psicometrico sviluppato negli anni con lo specifico obiettivo di misurare quanto una persona sia in grado di distinguere una fake news da una vera. Il test in questione mescola notizie di testate giornalistiche affidabili con fake news generate dall’intelligenza artificiale che possano apparire come verosimili. In secondo luogo è stato creato e promosso un sito internet dove le persone da tutto il mondo potevano fare il test MIST e condividere i loro dati ai fini della ricerca. Questa strategia, secondo gli autori, ha permesso loro di ottenere un campione ampio e sufficientemente diversificato sotto l’aspetto demografico, geografico e politico. In totale sono state 66.242 le persone che hanno completato il test, da 24 diversi Paesi: quelli con più partecipanti sono stati gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e l’Australia.

I risultati dello studio

Ai partecipanti è stato dunque chiesto di valutare 20 notizie, 10 vere e 10 false . E dai dati raccolti è emerso come le donne e le persone non binarie abbiano ottenuto un punteggio più basso rispetto agli uomini. Analizzando invece i gruppi di età, la generazione Z è emersa come la più suscettibile alla disinformazione: Baby Boomers, Generazione X e Millennials hanno tutti ottenuto punteggi migliori. Inoltre le persone con titoli di studio più avanzati hanno performato meglio rispetto a quelle con il diploma o con un titolo inferiore. E ancora i risultati mostrano una maggiore suscettibilità alla disinformazione delle persone conservatrici rispetto a quelle maggiormente progressiste. Infine le persone convinte di sapere distinguere con efficacia la disinformazione sono emerse come quelle che in effetti hanno ottenuto un punteggio più alto nel test.

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Cosa dicono i dati per l’Italia

I ricercatori hanno anche raccolto i dati in base ai Paesi di provenienza delle persone che si sono sottoposte al test. A ottenere i risultati migliori in media sono stati Finlandia, Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti. Dall’altro lato il punteggio peggiore è stato ottenuto dalla Cina, seguita dalla Russia. L’Italia non brilla particolarmente e ottiene risultati inferiori a quelli degli altri grandi Paesi europei: Germania, Francia, Regno Unito e Spagna hanno infatti tutti un punteggio mediamente migliore. 

Il progetto AI4TRUST

Il contrasto alla disinformazione è al centro di AI4TRUST. Il progetto, finanziato dal programma Horizon Europe dell’Unione Europea, si propone di sviluppare una piattaforma contro la disinformazione che combini l'apporto dell'intelligenza artificiale con le verifiche di giornalisti e fact-checker. AI4TRUST, di cui Sky TG24 è partner, è anche stato al centro della puntata del programma di approfondimento "Progress" andata in onda domenica 23 marzo.

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