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Urso: “Se si ferma l’ex Ilva, Taranto finirà come Bagnoli”

Il ministro delle Imprese e del made in Italy lancia l'allarme: se il sequestro di Afo1 impedirà anche la manutenzione, l’impianto rischia di diventare irrecuperabile. A rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro della siderurgia green

Il futuro dell’ex Ilva di Taranto è a un bivio. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in visita alla città per l’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo, ha lanciato un allarme chiaro: se il sequestro dell’altoforno 1 comporterà anche l’inibizione alla manutenzione, l’impianto potrebbe non essere più riattivabile. Le conseguenze sarebbero gravi, a partire dall’aumento della cassa integrazione per i lavoratori, fino al rischio concreto di un abbandono industriale simile a quello vissuto a Bagnoli.

Il ministro: "Nessuno scommette in stabilimento già chiuso"

Urso ha espresso la speranza che la procura consenta almeno gli interventi minimi di sicurezza. “Nessun investitore scommetterà su uno stabilimento già chiuso”, ha spiegato, sottolineando come la continuità operativa sia condizione imprescindibile per portare avanti la riconversione green dell’impianto e attrarre soggetti industriali come Baku Steel, attualmente impegnata in un negoziato con il governo.

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"A un passo dal creare il più avanzato polo siderurgico green in Europa"

Il ministro ha ribadito che il processo di transizione verso una siderurgia sostenibile dipende da molteplici fattori: dalla funzionalità degli impianti all'approvvigionamento idrico, dalla disponibilità del gas necessario per alimentare i nuovi forni DRI ed elettrici, fino alle infrastrutture portuali e civili. “Abbiamo evitato la chiusura definitiva degli impianti appena due anni fa – ha ricordato – e ora siamo a un passo dal realizzare il più avanzato polo siderurgico green d’Europa”.

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"Risanamento in modo trasparente e determinato"

Sul fronte normativo, Urso ha minimizzato l’impatto della recente lettera di messa in mora inviata dalla Commissione Europea: “I problemi segnalati sono stati già risolti. Abbiamo risposto puntualmente e siamo fiduciosi in un giudizio positivo”. Il ministro ha sottolineato l’impegno del governo nel risanamento ambientale e nella sicurezza degli impianti, auspicando che l’intero sistema istituzionale lavori “in modo trasparente e determinato” per centrare l’obiettivo di una transizione industriale concreta.

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"Con svolta green a Taranto altri 5mila occupati"

"Ho già convocato un tavolo con alcune imprese che ho incontrato più volte negli ultimi mesi e a cui parteciperà anche la Regione Puglia oltre alle autorità cittadine perchè sia chiaro a tutti qual è la scommessa di Taranto. A fronte della possibilità concreta di far sorgere a Taranto il più grande polo siderurgico totalmente green d'Europa, sarà possibile collocare nella stessa area diversi altri investimenti che hanno bisogno dell'acciaio green. E, secondo i miei uffici, ammontano ad almeno altri 5mila occupati che si aggiungerebbero a coloro che potrebbero tornare a lavorare negli stabilimenti dell'ex Ilva", ha dichiarato il ministro parlando con i giornalisti durante un incontro elettorale al comitato del candidato sindaco del centrodestra Luca Lazzaro. "Questa coalizione - ha aggiunto - è il polo significativo del centrodestra. Parliamo di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, di Forza Italia, partito guidato dal vicepremier, di Noi Moderati e altre forze che costituiscono il vero naturale centrodestra d'Italia e di Taranto. Sono convinto che poi, in caso di ballottagio, ci ritroveremo in questa scelta così importante e significativa". Urso al suo arrivo al comitato di Lazzaro è stato contestato da un gruppo di attivisti, in merito alla questione ex Ilva, che hanno urlato "Assassini, assassini".

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