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Dazi Trump, Apple verso produzione in India di tutti gli iPhone per gli Usa: ecco perché
Quello che devi sapere L’accelerata in India dal 2026
- Stando alle fonti citate dal quotidiano finanziario britannico, il colosso californiano avrebbe premuto sull’acceleratore oltre le attese degli investitori e punterebbe a un raddoppio della produzione in India. L’orizzonte temporale è la fine del 2026, quando Apple conta di reperire dal paese asiatico gli oltre 60 milioni di modelli necessari da destinare al mercato statunitense.
Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: “Perché il Fondo monetario internazionale rivede in negativo tutti i Pil mondiali”
La dipendenza dal Dragone
- Apple si prepara a una spinta che in poco più di un anno potrebbe ribaltare la linea di assemblaggio di iPhone in Cina, costruita nell'ultimo ventennio tramite investimenti ingenti. Ad oggi la società di Cupertino poggia buona parte del suo impero sulla potenza manifatturiera cinese, avvalendosi dell’ausilio di aziende terze come Foxconn, colosso taiwanese tra i leader globali nell’assemblaggio di prodotti di elettronica
Il tonfo in Borsa e le perdite
- Come testimoniano i ripetuti cali in Borsa, la dipendenza dalla Cina ha esposto Apple alle turbolenze commerciali con gli Usa. Per fare un esempio: nella seduta dello scorso 3 aprile, all’indomani dell’annuncio della Casa Bianca, il colosso big tech aveva ceduto sul terreno oltre il 9,25% mentre in due giorni è arrivata a perdere oltre 300 miliardi di dollari. Nonostante la (parziale) retromarcia di Trump che ha esentato le importazioni di prodotti elettronici da Pechino e precisato che si trattava di una misura temporanea, il gruppo californiano ha bruciato 700 miliardi di capitalizzazione di mercato
Verso il mercato indiano
- Dopo la “guerra commerciale” del 2018, Apple aveva deciso di spostare parte della produzione, soprattutto di gadget, dalla Cina verso l'India e il Vietnam, Paesi che ad aprile sono stati colpiti in misura minore dai dazi americani, rispettivamente del 26 e del 46%. A seguito delle tariffe, il prezzo di prodotti come Apple Watch, iPad, Mac e AirPods assemblati tra Hanoi e Chennai potrebbe subire rincari compresi tra il 39 e il 43%
Rischio interruzioni in Cina
- Un’ulteriore spinta verso Nuova Delhi arriva dal rischio di interruzioni di produzione in Cina dopo le proteste nei siti di assemblaggio nel pieno della crisi Covid-19. Da allora le autorità cinesi hanno introdotto controlli più rigorosi sul gruppo che ha risposto incrementando la capacità produttiva in India tramite i marchi Tata Electronics e Foxconn
Mossa anti-rincaro?
- In secondo luogo, la virata verso l’India potrebbe scongiurare un crollo delle vendite dello smartphone che da quasi 20 anni costituisce la “punta di diamante” dell’azienda californiana. Secondo un'analisi realizzata dall’istituto finanziario newyorkese Rosenblatt Securities, l’inasprimento delle tariffe commerciali rischia di raddoppiare il prezzo degli iPhone con rincari fino al 43% sul costo attuale
Rischio impennata dei prezzi
- Se l’azienda di Cupertino decidesse di non assorbire i costi aggiuntivi, stimati dagli analisti di Morgan Stanley in 8,5 miliardi di dollari, abbassando i margini di profitto l’impatto dei dazi potrebbe arrivare a essere scaricato direttamente sui consumatori Usa
Quanto potrebbero costare gli iPhone
- Stando a uno studio di Rosenblatt Securities, il modello attuale di iPhone 16, lanciato sul mercato statunitense ad un prezzo base di 799 dollari, potrebbe toccare i 1.142 dollari. In attesa dell'arrivo di nuovi modelli previsti a settembre, rischia di lievitare anche l’iPhone 16 Pro Max nella versione con display da 6,9 pollici e 1 terabyte di spazio di archiviazione – il più caro attualmente in circolazione - con un balzo da 1.599 a 2.300 dollari. Non va meglio per l’iPhone 16e, il modello più economico della gamma, che passerebbe a 856 dollari dagli attuali 599
Ostacoli alla produzione di iPhone in Usa
- Nonostante le turbolenze con l'Asia sembra escluso un trasferimento della produzione negli Stati Uniti, fermo restando che una parte della componentistica andrebbe comunque importata. Secondo le stime di Wayne Lam, analista di TechInsights, il principale ostacolo all’operazione restano i costi di manodopera: per un telefono l’assemblaggio negli Stati Uniti ammonta a 300 dollari contro i 30 stimati in Cina
Vantaggio per la concorrenza
- Apple potrebbe infine dire addio all'assemblaggio di iPhone in Cina per tenere il passo della concorrenza. L’imposizione dei dazi potrebbe avvantaggiare i concorrenti che basano la propria produzione su Paesi dove le tariffe sono meno alte. In prima fila c’è Samsung, colosso tecnologico "made" in Corea del Sud che affronta dazi più blandi, pari al 25%
Per approfondire - "iPhone, ecco perché i dazi americani fanno volare il prezzo degli smartphone di Apple"
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