Cade il 2 agosto 2023 la giornata in cui abbiamo consumato tutte le risorse generate dal pianeta per l’intero anno. La data è stata individuata dal Global Footprint Network sulla base dell'impronta di carbonio di ciascun Paese
Immaginate di avere speso improvvisamente tutti i soldi che avete in banca e di trascorrere il resto dell’anno a debito, con il conto in rosso. È quello che accade a tutti noi, a partire da oggi, con il nostro pianeta. Cade infatti il 2 agosto l’Earth Overshoot Day 2023, la giornata in cui abbiamo consumato tutte le risorse generate dal pianeta per l’intero anno.
Come viene scelta la giornataA individuare la data è l’organizzazione no profit chiamata Global Footprint Network che tiene conto dell’impronta di carbonio di ciascun Paese. Quest’anno entriamo in riserva qualche giorno dopo rispetto al 2022. Uno spostamento che non deve essere visto come una consolazione. Il confronto va allargato agli ultimi dieci anni in cui si vede un trend appiattito tra luglio e agosto. Allargando lo sguardo agli anni ’70 è ancora più chiaro come le risorse di un solo pianeta non bastino più.
Crisi climatica, i dati sui singoli PaesiL’overshoot day è un altro modo di visualizzare la crisi climatica provocata dall’uomo soprattutto con l’utilizzo dei combustibili fossili. Un’origine, quella umana, su cui a livello scientifico non c’è più alcun dibattito e che porta ad eventi estremi come quelli a cui stiamo assistendo in queste settimane.
Problema globale con origini locali: così abbiamo Paesi come Finlandia e Angola che chiudono l'anno addirittura accumulando riserve, mentre altri come Qatar o Lussemburgo che esauriscono le risorse teoricamente disponibili in un mese e mezzo. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese è già andato in debito di risorse lo scorso 15 maggio.
Le soluzioniAnche in questo caso però i dati vanno visti in prospettiva. Gli effetti della crisi climatica a cui stiamo assistendo non sono solo quelli provocati dalle emissioni attuali di Paesi come la Cina ma arrivano da quanto fatto storicamente da altri, ad esempio Stati Uniti ed Europa. La buona notizia è che le soluzioni ci sono, anche se il tempo per attuarle – come ha ricordato da poco anche il segretario generale dell’Onu – sta per esaurirsi. Insieme alle risorse.
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